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Memorie del Castello

LE ORIGINI DEL CASTELLO 

 

La presenza di un fortilizio sulla sommità del colle di Vernasca è documentata per la prima volta in un diploma dell’imperatore Enrico II di Germania, risalente all’anno 1014; il decreto del sovrano assegnava ai monaci dell’abbazia di Val Tolla il diritto di:

 

«(…) riedificare e tener saldo un certo castello costruito in Vernasca contro le depredazioni e le persecuzioni di uomini malvagi, ad utilità del detto monastero di S. Salvatore di Val Tolla, che si conservi sotto la mia autorità e sia di protezione alla prefata congregazione, per la piena salute dei suoi uomini e a tutela dei suoi beni e del suo territorio».

 

Agli inizi del secolo XI il castello di Vernasca era quindi già esistente, e il bisogno di rinforzarlo e di restaurarlo dimostra che le sue strutture erano già piuttosto antiche e perciò ammalorate. In via ipotetica, è lecito ipotizzare che il fortilizio fosse sorto circa un secolo prima, forse a protezione della popolazione locale delle terribili scorrerie ungariche che colpirono il contado piacentino tra gli anni 903 e 924.

 

LE TRACCE DEL CASTELLO NEI DOCUMENTI DEI SECOLI XIV, XVI E XVIII 

 

In assenza di precisi dati archeologici, non possiamo accertare quali fossero le caratteristiche del primitivo castello di Vernasca, né possiamo accertare se le sue strutture fossero in legno oppure in pietra. A partire dalla concessione imperiale del 1014, le progressive ricostruzioni portarono comunque alla formazione di un organismo castrense alquanto vasto e imponente, più volte citato negli atti notarili e nei documenti della parrocchia di Vernasca nei secoli XIV, XVI e XVIII: dalla lettura di tali fonti, emerge chiaramente lo schema di un recinto murario che ricomprendeva l’intera sommità del colle di Vernasca, racchiudendo al suo interno un vero e proprio borgo dotato della sua pieve, e costituito da case, portici e cantine vinicole.

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Al borgo si accedeva mediante una Porta di Mezzo, aperta nelle cortine murarie e chiaramente indicata in un documento del 1354; la cinta fortificata era a sua volta intervallata da bastioni e da torri, la più alta delle quali sorgeva nel settore sud-ovest del borgo: era detta “caminata”, poiché dotata di camini per il riscaldamento delle stanze nelle quali alloggiavano forse gli uomini della guarnigione locale.Arroccato sulla sommità del colle di S. Colombano, e racchiuso nella sua cerchia fortificata, il “borgo alto” di Vernasca mostrava una fisionomia tipicamente medievale, indubbiamente suggestiva e scenografica; purtroppo, gran parte di quell’antica configurazione andò perduta tra i secoli XVI e XVIII a causa delle frane, che erosero progressivamente la sommità del colle causando il crollo delle mura, delle torri e delle altre antiche strutture castrensi. Le rovine del fortilizio, sempre più irriconoscibili, sopravvissero fino al 1775, quando il parroco di Vernasca don Carlo Bottazzi indicò nei suoi verbali che il cimitero della pieve era ricavato alla base del torrione, ormai ridotto a rudere; trent’anni dopo, il capitano napoleonico Antonio Boccia, di passaggio a Vernasca nel 1805, annotava nel proprio diario di aver visto sul colle del paese «(…) poche vestigia di un antico e forte castello». Allo stato attuale, le uniche tracce materiche dell’antico fortilizio sono forse percepibili nella disposizione delle case in pietra attestate sul pendio del colle, lungo l’attuale via Sidoli: il loro andamento curvilineo sembra infatti ricalcare le antiche mura

del “borgo alto”, le cui rovine furono probabilmente inglobate nelle successive fondamenta delle case.

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