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La presa di Vigoleno nel 1373

LA POSIZIONE STRATEGICA DI VIGOLENO

 

Il borgo di Vigoleno sorse in una posizione certamente vantaggiosa, favorita sia dalla logistica che dalla naturale difendibilità del sito: il villaggio si trovava infatti su una bretella minore della Via Francigena, e la sua attestazione sulla sommità di un colle, piuttosto scosceso e quasi inaccessibile su tre lati, ne garantiva la sicurezza militare. Tale importanza strategica fece di Vigoleno un avamposto assai prezioso, ripetutamente conteso tra i diversi potentati che nei secoli si alternarono nel controllo della Val Stirone: per primi si ricordano i Pallavicino, ricchi feudatari del vicino castello di Scipione (PR), scalzati nel secolo XII dall’emergente influenza del Libero Comune di Piacenza; il governo comunale piacentino, a sua volta osteggiato dalla rivale Parma, confluì nella signoria del condottiero guelfo Alberto Scotti (Scoto), che provvide all’occupazione di Vigoleno nel 1306; lo Scotti e i suoi alleati, a loro volta, furono scalzati dai Visconti di Milano, che nel 1313 ottennero la definitiva signoria sul territorio piacentino, ivi compreso il borgo fortificato di Vigoleno.

L’avvento al potere dei Visconti non segnò, tuttavia, la fine delle lotte e delle rivalità politiche: al contrario, per tutto il corso del Trecento la potente dinastia milanese si ritrovò in guerra contro una vasta coalizione costituita dalla Chiesa e da numerose signorie emiliano-lombarde (Scaligeri, Estensi, Carraresi, Gonzaga): in tale contesto, le truppe papali attaccarono più volte il territorio piacentino, e anche il borgo di Vigoleno si ritrovò coinvolto nelle vicende belliche.

L’apice dello scontro si verificò tra il 1372 ed il 1373: in quel periodo le truppe viscontee stavano attraversando una difficile fase di riorganizzazione, dopo che uno dei loro migliori capitani, l’inglese John Hawkwood (Giovanni Acuto), era stato licenziato ed era di conseguenza passato al nemico. L’esercito papale, guidato dal cardinale Pierre d’Estaing, aveva approfittato dello smarrimento visconteo per compiere violente razzie nei territori piacentini e parmensi, occupando e saccheggiando numerosi castelli: tra questi, si contava anche Vigoleno, dove le milizie della Chiesa giunsero nel gennaio 1373.

LO STRATAGEMMA DI GIOVANNI ANGUISSOLA

 

La guarnigione papale che aveva occupato Vigoleno era piuttosto esigua, e non avrebbe potuto sostenere l’eventuale contrattacco dei viscontei; per tale ragione, i soldati papali asserragliati nel borgo inviarono una richiesta di rinforzi ai distaccamenti che controllavano le cittadine di Borgonovo Val Tidone (PC) e di Castel San Giovanni (PC), recentemente occupate dalle forze della Chiesa. 

I messaggeri furono però catturati dalle milizie di Giovanni Anguissola, signore di Montechiaro (Rivergaro, PC): egli era un nobile ghibellino fedele ai Visconti, con i quali si era direttamente imparentato sposando Beatrice (nipote del signore di Milano Bernabò Visconti). Leggendo i messaggi del nemico, l’Anguissola capì immediatamente che la guarnigione papale di Vigoleno era debole, e facilmente neutralizzabile: le fortificazioni del borgo potevano però costituire un ostacolo difficile da superare, se l’assedio fosse durato troppo a lungo il nemico avrebbe potuto nel frattempo ricevere rinforzi. Per risolvere il problema, l’Anguissola elaborò un piano davvero raffinato, che esprimeva al tempo stesso astuzia militare ma an che  profonda  cultura  umanistica; nato  da  una

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famiglia che solo pochi decenni prima aveva stretto amicizia con il Petrarca (e che vantava tra i propri membri alcuni valenti poeti ispirati alla Classicità umanistica), Giovanni Anguissola richiamò alla memoria lo stratagemma adottato da Ulisse per conquistare la città di Troia: così come l’eroe omerico aveva violato le mura della città nemica nascondendo i propri guerrieri nel celebre cavallo, anche l’Anguissola entrò a Vigoleno senza colpo ferire, insieme alle sue milizie travestite con le uniformi della Chiesa. Giunto sotto le mura del borgo, egli si era infatti presentato come il capitano dei rinforzi tanto attesi, e la guarnigione papale aveva spalancato le porte del paese senza sospettare l’inganno.

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