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La Pieve di San Giorgio - architettura

LE PRIME NOTIZIE SULLA PIEVE

 

L’esistenza della chiesa di S. Giorgio a Vigoleno trova i suoi primi riscontri in due pergamene risalenti rispettivamente agli anni 1223 e 1284, ancora conservate nell’archivio parrocchiale del borgo. Tali fonti non offrono però alcuna informazione sulla consistenza architettonica dell’edificio, né tantomeno consentono di fare chiarezza sulla sua origine storica. Ciò che non è confermato dai repertori d’archivio viene tuttavia suggerito dall’analisi stilistica e strutturale della chiesa: gli studiosi sono infatti concordi nel ritenere che l’impianto basilicale della pieve, così come il suo apparato decorativo scultoreo, siano da riferirsi ad un lessico romanico ormai maturo, probabilmente assegnabile alla metà del secolo XII. Accettando tale datazione, si può ritenere che il cantiere romanico abbia ricostruito un più antico luogo di culto, forse distrutto dal grande terremoto padano del 1117. La presenza di una primitiva chiesa pre-romanica sembra suggerita dall’antichità stessa del culto di S. Giorgio (radicato nel popolo longobardo dal tardo secolo VII), oltreché dal reimpiego di alcune pietre rozzamente lavorate con figure antropomorfe (di gusto alto-medievale), inserite nella tessitura muraria della chiesa attuale. La pieve di S. Giorgio fu soggetta alla giurisdizione di Castell’Arquato dal 1294 fino al 1346, ottenendo in seguito il pieno riconoscimento della propria autonomia.

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LA STRUTTURA DELLA CHIESA

 

L’impronta romanica della pieve di S. Giorgio è ancora oggi fortemente riconoscibile, anche in conseguenza di importanti lavori di restauro compiuti negli anni Sessanta del Novecento, che portarono alla rimozione di numerosi elementi architettonici e decorativi aggiunti all’antico corpo medievale tra i secoli XVI e XVIII.

 

Elementi architettonici e tracce stratigrafiche

 

L’impianto della pieve di S. Giorgio si articola secondo uno schema tipicamente basilicale a tre navate, ognuna delle quali è conclusa ad est dalle rispettive absidi. Le tre navate sono a loro volta separate da due file di colonne cilindriche in pietra, poste a sostegno di sei archi a tutto sesto, disposti secondo l’asse longitudinale della chiesa. Gli archi sostengono a loro volta il tessuto murario della navata maggiore, coperta da un tetto a doppia falda appoggiato su capriate lignee; coperture analoghe, ma a falda singola, chiudono anche le due navate minori laterali.

 

  • Facciata. La pieve di S. Giorgio presenta una facciata molto semplice, ispirata alla tipica sobrietà dell’architettura romanica: il fronte è tripartito secondo le differenti altezze delle navate interne, ed è inoltre segnato dalla sporgenza del settore corrispondente alla navata maggiore: in questa sorta di avancorpo si riconosce l’ulteriore prominenza della fascia centrale, pensata probabilmente come una sorta di pseudo-pronao per il portale d’ingresso. 

Nel corso dei secoli, l’antica conformazione medievale della facciata fu in gran parte alterata con l’addossamento di un portico esterno, costruito in forme classicheggianti tra Cinque e Settecento; l’originario fronte romanico fu inoltre sfondato in corrispondenza della navata laterale destra, così da consentire la costruzione di una cappella esterna dedicata inizialmente a S. Caterina (patrona degli Scotti, feudatari del borgo dal 1404): nel secolo XVIII, la cappella venne a sua volta smantellata e ricostruita come nuovo Battistero. Sia il portico che il Fonte Battesimale settecentesco furono entrambi demoliti e rimossi durante i restauri compiuti negli anni Sessanta del Novecento: del Battistero resta soltanto l’arcata di collegamento con la navata laterale destra, ancora visibile (benché tamponata) nella controfacciata interna della pieve: sopra l’arco sono ancora leggibili alcune pitture ad affresco che ornavano l’ingresso al Battistero, nelle quali si riconosce la data “1700”.

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  • Navate. Visitando l’interno della pieve di S. Giorgio si nota l’accentuata elevazione della navata centrale, sensibilmente più alta rispetto alle due navate minori laterali: tale dimensione appare in un certo senso anomala, poiché visibilmente sproporzionata rispetto alla modesta larghezza di base; una disarmonia che si legge chiaramente anche nei volumi esterni delle absidi, dominate dal maggiore slancio di quella centrale. Gli studiosi sono concordi nel ritenere che la maggiore elevazione della navata centrale sia dovuta ad un sopralzo realizzato in un secondo tempo sul corpo originario della chiesa; tracce di questo intervento di modifica sembrano leggibili lungo le pareti della navata centrale, al di sopra delle arcate longitudinali: alla quota di circa sei corsi di pietre, sopra il culmine degli archi, si riconosce infatti una differente tessitura muraria, meno regolare, che potrebbe costituire la porzione aggiunta alla più antica struttura romanica. 

Ancor più evidenti, in tal senso, sono le tracce leggibili nelle navate minori: sopra il culmine delle arcate interne si riconoscono infatti le antiche buche d’incastro per le travi dei tetti laterali, originariamente collocati ad una quota inferiore e successivamente rialzati insieme al corpo murario della navata centrale. Non vi sono certezze riguardo al periodo nel quale fu compiuto tale rialzo: alcuni studiosi mettono però in relazione il maggiore slancio della navata centrale con la volontà di dare risalto e imponenza al grande affresco dell’abside maggiore, raffigurante “S. Giorgio nell’atto di uccidere il Drago”; dal momento che il dipinto è datato senza alcun dubbio al secolo XV, il suo eventuale rapporto con la verticalità della navata e dell’abside maggiore porterebbe ad assegnare anche l’intervento di sopralzo al tardo Trecento o tutt’al più al primo Quattrocento. Non tutti gli studiosi sono però concordi con questa ipotesi: alcuni ritengono infatti che la parte superiore dell’abside centrale conservi ancora caratteri tipicamente medievali, e che non possa di conseguenza risalire ad un’epoca così tarda come il secolo XV2: in tal caso, il sopralzo della chiesa si sarebbe compiuto probabilmente tra Due e Trecento, assecondando il nuovo gusto tipicamente gotico per la verticalità. La visita delle navate interne alla pieve di S. Giorgio consente di cogliere anche le numerose tracce degli elementi architettonici e decorativi aggiunti tra i secoli XVI e XVIII, poi rimossi durante i restauri novecenteschi: evidenti sono in particolare le sagomature delle volte cinquecentesche, ancora leggibili lungo le pareti delle navate laterali dove sopravvivono anche i relativi peducci di appoggio, ormai scarichi. L’unica volta ancora presente nella chiesa si trova in corrispondenza dell’ultima campata lungo la navata destra: si tratta, in questo

caso, di una struttura medievale, realizzata per sostenere la sovrastante torre campanaria (a sua volta rialzata nella sua parte sommitale durante il secolo XIV, probabilmente in concomitanza con la sopraelevazione della navata e dell’abside maggiore).

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