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I resti della Pieve medievale

LE PRIME NOTIZIE SULLA CHIESA DI VERNASCA 

 

La chiesa di Vernasca venne citata per la prima volta in un documento del 1148, con il quale Papa Eugenio III riconfermò la soggezione della parrocchia, del borgo e del relativo castello all’abbazia di S. Salvatore di Val Tolla: ottant’anni prima il territorio vernaschino era stato infatti scorporato dalla giurisdizione monastica, e assegnato arbitrariamente alla signoria dei Malaspina. A questa prima, fugace citazione seguono centocinquant’anni di silenzio, durante i quali l’antica chiesa sembra scomparire dalle fonti locali; si deve attendere la fine del secolo XIII per poter disporre di un successivo diploma del Papa Bonifacio VIII, con il quale vennero definiti i confini giurisdizionali della pieve maggiore di Castell’Arquato. Il documento, datato al 1296, riporta puntualmente tutte le chiese e le cappelle della Val d’Arda soggette alla pieve arquatense: nell’elenco manca però la parrocchiale di Vernasca, a riprova del fatto che il borgo era sottoposto ad una differente giurisdizione religiosa, identificabile senza ombra di dubbio con l’autorità monastica di Val Tolla.

 

ANTICA PIEVE DEDICATA ALLA MADONNA


Nella tradizione locale ci si riferisce spesso alla chiesa di Vernasca indicandola come “pieve”: fino alla seconda metà del Cinquecento, tale qualifica era riservata alle più importanti chiese rurali, sorte presso borghi o villaggi che avevano una centralità amministrativa, difensiva o economica rispetto alle frazioni del circondario, e che potevano perciò disporre di un luogo di culto nel quale fosse autorizzato il Battesimo.

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In tale contesto, l’antica Vernasca fu certamente un borgo importante, dotato di un poderoso fortilizio e riconosciuto formalmente come sede del giudice di Val Tolla fin dal secolo XVI: la sua chiesa parrocchiale risultava indipendente dalla plebana di Castell’Arquato, e disponeva di un proprio Fonte Battesimale documentato per la prima volta nel 1569 (ma probabilmente più antico). Alla luce di tali indizi, e sulla base della tradizione locale, si deve quindi ritenere che la parrocchia di Vernasca avesse davvero ottenuto, nel corso dei secoli, una sorta di promozione de facto alla dignità plebana (sia pure in forma “minore”), come accaduto ad esempio alla vicina chiesa parrocchiale di S. Zenone a Lugagnano (PC).

A prescindere da tali considerazioni, è certo che la chiesa fosse originariamente dedicata alla Madonna; lo confermano due fonti storiche assai preziose: in primis, il diario del capitano napoleonico Antonio Boccia3, che nel 1805 visitò Vernasca descrivendone anche la chiesa. Tra le memorie del capitano Boccia è riportato anche il testo di un’epigrafe che si trovava affissa, all’epoca, sulla porta maggiore della chiesa; l’iscrizione indicava che l’edificio, anticamente dedicato alla Madonna, era stato rinnovato e riconsacrato nel 1535 al culto di S. Colombano. Le osservazioni del capitano Boccia sono a loro volta riscontrate da una fonte ancor più antica, ossia il grande “Atlante della Diocesi di Piacenza”, scritto tra il 1617 ed il 1620 dall’ingegnere Alessandro Bolzoni4: nell’elenco dei borghi e delle parrocchie presenti sul territorio, viene chiaramente indicata anche la «rettoria di S. Maria della Vernasca», segno che il Bolzoni aveva compilato il suo “Atlante” riportandovi anche informazioni ormai superate da vari decenni (la conversione della chiesa di Vernasca a S. Colombano risaliva infatti all'anno 1535).

LA CHIESA DI VERNASCA TRA I SECOLI XV E XVIII

 

L’antica chiesa di Vernasca sorgeva nel cuore del borgo fortificato, sulla sommità della collina di S. Colombano, dove ancora oggi sono ben visibili i suoi resti monumentali. Stando alle fonti, sia testuali che cartografiche, la chiesa aveva una pianta di tipo basilicale a tre navate, ed era chiusa verso est da un’abside semi-circolare.

Nel 1474 i muri interni dell’abside furono decorati con pregevoli affreschi di gusto rinascimentale, commissionati dal parroco Cristoforo da Compiano e raffiguranti la “Incoronazione della Vergine”: un’ulteriore conferma del fatto che l’antica chiesa fosse dedicata, in origine, al culto mariano. Gli affreschi, staccati e consolidati durante alcuni interventi di restauro nel 1969, sono oggi conservati nel caseggiato in pietra a vista adiacente alle rovine della pieve. Le successive ispezioni degli inviati del vescovo di Piacenza, compiute tra il 1569 ed il 1628, restituiscono l’immagine di una chiesa indubbiamente antica, in molti punti assai ammalorata e bisognosa di restauri; per l’effettiva esecuzione dei lavori si dovette però attendere la metà del Settecento, quando il parroco don Carlo Bottazzi promosse un radicale intervento di abbellimento e di riconfigurazione dell’intero edificio, che assunse così una veste decorativa interna di gusto tardo barocco1. Grazie alle successive ispezioni vescovili, sappiamo che nel tardo Settecento la chiesa di Vernasca era «abbastanza alta, capiente e di elegante aspetto»: al suo interno, oltre al Battistero, si trovavano ben tre Altari laterali dedicati rispettivamente alla Beata Vergine delle Grazie, a S. Rocco (poi S. Pellegrino) e a S. Fermo. Davanti alla facciata si apriva invece il sagrato con un piccolo cimitero, le cui strutture erano tuttavia già minate da gravi e irrisolvibili dissesti franosi, che finirono per inghiottire progressivamente anche vari caseggiati oltreché le rovine dell’antico castello.

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L’ABBANDONO DELL’ANTICA CHIESA E LA SUA RICOSTRUZIONE A VALLE

 

Il progressivo sgretolamento della collina di S. Colombano continuò, inarrestabile, per tutto il secolo XIX; lo stesso capitano Boccia, nel 1805, annotò tra le pagine del proprio diario queste eloquenti osservazioni:

 

«La chiesa di Vernasca è molto antica ed è stata più volte sconnessa dalle lavine (frane); pure, ad onta delle rinnovazioni e riparazioni, anche oggi si screpola e minaccia rovina»1

 

Con l’aggravarsi delle frane, molte delle case che costituivano l’antico “borgo alto”, arroccato sulla sommità del colle, furono abbandonate e poi inghiottite dagli smottamenti; gli abitanti si trasferirono quindi ai piedi della collina, dove nel corso dell’Ottocento si riformò il nucleo del paese ancora oggi esistente. In tale contesto, anche l’antica pieve venne infine abbandonata: nel 1880, dopo numerosi e vani tentativi di consolidamento (sia strutturale che geologico), il parroco don Luigi Regazzi decise infatti di procedere alla ricostruzione della chiesa nel nuovo paese ai piedi del colle. La sua proposta fu accolta e nel 1884, con la consacrazione ufficiale del nuovo tempio, l’antica pieve venne infine chiusa e soppressa: le sue strutture, prive ormai di ogni manutenzione, subirono crolli e depauperamenti fino al 1950, quando la torre campanaria e le rovine dell’abside vennero finalmente consolidate e restaurate come prezioso monumento del Medioevo vernaschino.

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