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Il Castello - interni

Attraversando la corte del castello (lasciando sulla destra la torre raccordata alle mura del borgo) si accede al blocco edilizio del maniero: superata una prima stanza, aggiunta in epoca post-medievale (e oggi adattata a vano scala), si accede al nucleo originario del complesso, le cui strutture risalgono probabilmente ai secoli XIII e XIV. Nell’antico corpo medievale si apre ancora oggi un grande ambiente rettangolare, coperto da un soffitto ligneo a cassettoni lungo i lati del quale si leggono numerosi stemmi nobiliari, forse indicativi di altrettante famiglie che nei secoli si imparentarono con gli Scotti. Il salone è inoltre dotato di un monumentale camino in arenaria, di gusto tardo-manierista (secc. XVI-XVII), sulla cui sommità si leggono i due stemmi degli Scotti e degli Sforza Fogliani: un omaggio araldico alle nozze tra Alessandro Scotti, signore di Vigoleno, e Bianca Sforza Fogliani, erede di una delle più importanti dinastie nobiliari piacentine.

Al piano superiore si trova un altro salone, omologo e corrispondente alla stanza sottostante. Questo ambiente è coperto a sua volta da un soffitto ligneo a cassettoni, finemente decorato; al centro del muro longitudinale interno si nota un monumentale camino barocco, ornato da una grande decorazione plastica a conchiglia, tipica del secolo XVII. Dal grande salone si accede alla Stanza dei soggetti biblici, coperta da un soffitto ligneo cassettonato al di sotto del quale corre un fregio pittorico, risalente ai secoli XVII e XVIII, intervallato da scene tratte dal Libro della Genesi. Sempre al primo piano (detto anche piano nobile) troviamo pure il Salotto dei potenti, così denominato per il fregio pittorico tardo-secentesco che presenta i ritratti a medaglione di otto condottieri e personaggi politici, e il Salotto del biliardo.

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IL TEATRINO DELLA PRINCIPESSA MARIA RUSPOLI DE GRAMONT

 

Il castello rimase alla nobile famiglia Scotti fino al 1908, quando venne infine ceduto ad altri proprietari. Nel 1921 il maniero venne acquistato dalla principessa Clelia Balboni Ruspoli per conto della figlia, principessa Maria Ruspoli de Gramont (su probabile consiglio dell’amico fidentino Filippo Naldi); la Ruspoli ne mantenne poi la proprietà per i successivi quattordici anni. Alla fine di un impegnativo cantiere di restauro, il castello divenne la sede di un fiorente salotto culturale distante soli dieci chilometri dalle famose terme di Salsomaggiore (PR), che proprio in quell’epoca erano frequentate dai grandi nomi dell’élite sociale, politica e culturale italiana ed europea. Molte di queste celebrità visitarono anche il borgo di Vigoleno, godendo dell’ospitalità della principessa Ruspoli e partecipando al suo vivace convivio culturale: tra questi, ricordiamo gli scrittori Gabriele D’Annunzio e Riccardo Bacchelli; il pittore surrealista Max Ernst; il pianista Arthur Rubinstein e i celebri attori Mary Pickford e Douglas Fairbanks. Segno tangibile di quegli “anni ruggenti” è il pregevolissimo teatrino di gusto liberty, realizzato nel piano nobile del castello per volontà della principessa Ruspoli, su progetto di Alexandre Jacovleff, celebre artista russo-francese. Il teatrino, costruito con strutture di legno, presenta un fondale scenico nel quale rivivono le vedute ad angolo secentesche dei fratelli Bibiena, semplificate però con un linguaggio più moderno, novecentista, affine alla Metafisica di Giorgio De Chirico. Le pareti del teatrino sono decorate con figure pittoriche che combinano un repertorio neo-settecentesco (Arlecchini, damine e musicisti) con elementi di forte matrice orientale (pagode, ombrellini), molto apprezzati dal linguaggio di epoca liberty e certamente recuperati dalle esperienze artistiche che Jacovleff maturò in Cina e in Giappone entro i primi anni Venti del Novecento.

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Tra queste raffigurazioni una, in particolare, costituisce l’omaggio del pittore alla principessa Ruspoli e al suo castello: il borgo murato di Vigoleno vi si riconosce infatti, stilizzato, alle spalle della nobildonna intenta ad ammirare un Arlecchino, nel quale si legge la personificazione stessa dell’Arte teatrale.

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