Lorenzo e Giorgio Valla, umanisti del '400
LE ORIGINI FAMILIARI
Tra le antiche famiglie del borgo di Vigoleno, che maggiormente si distinsero nei secoli passati per il loro prestigio sociale e culturale, dobbiamo certamente ricordare i nobili Valla (o della Valle), dalla cui progenie fiorirono due tra i più importanti pensatori dell’Umanesimo italiano: Lorenzo Valla (1407-1457) e Giorgio Valla (1447-1500). Il primo dei due nacque a Roma da padre originario di Vigoleno, e passò alla Storia per aver confutato e sconfessato l’autenticità della cosiddetta Donazione di Costantino, ossia il presunto documento con il quale si riteneva che l’imperatore Costantino avesse ceduto ai primi Papi (e quindi all’intera Chiesa cattolica) le legittime prerogative di governo laico sull’Impero universale di Roma. Il secondo divenne invece un celebre filosofo, ottimo conoscitore della lingua greca, nonché apprezzato docente presso varie Università italiane (Milano, Pavia, Genova e Venezia).
LORENZO VALLA
Nato a Roma nel 1407, Lorenzo era figlio dell'avvocato Luca Valla, oriundo di Vigoleno, e di una nobildonna della potente casata degli Scribani, radicata da secoli nella valle piacentina del Nure. In conformità con le sue nobili origini, il giovane Lorenzo ricevette un’educazione di prim’ordine, prima a Roma e poi forse a Firenze, imparando il greco da Giovanni Aurispa e da Rinuccio Aretino; fu uno studente abile e dotato, tanto che intorno ai vent’anni pubblicò una prima opera (oggi perduta) nella quale confrontò con dovizia di dettagli tecnici le produzioni letterarie latine di Quintiliano e di Cicerone, esprimendo la sua personale predilezione per le opere del primo. Nel 1431 ottenne il suo primo incarico universitario: venne infatti chiamato ad insegnare retorica all’ateneo di Pavia, dove rimase fino al 1433, applicandosi con rigore al procedimento di analisi critica dei testi. Durante il soggiorno pavese, il Valla pubblicò anche il suo “Dialogo sul Piacere”, un’opera in lingua latina davvero rivoluzionaria, nella quale il pensatore dichiarava esplicitamente il suo netto rifiuto per l’ascetismo e per la mortificazione di ogni voluttà (tipica della morale medievale), affermando al contrario che il Piacere estetico (celebrato dalla civiltà Classica greco-romana) poteva ben conciliarsi con l’etica cristiana.
La diffusione dell’opera valse a Lorenzo Valla una grande notorietà: da quel momento egli passò da un’Università all'altra, consolidando la propria fama di intellettuale umanista, raffinato e colto. Fu proprio in questo periodo che il Valla fece la conoscenza del re Alfonso V d'Aragona, al cui servizio entrò nel 1435 per rimanervi fino al 1447; il sovrano fece del Valla il proprio segretario, e addirittura lo incoraggiò ad aprire una scuola a Napoli (allora ricompresa nel suo reame). Ma l’impresa che più tra tutte consacrò Lorenzo Valla all’eterna fama di filologo fu la confutazione della falsa Donazione di Costantino, pubblicata nel 1440; nella sua opera il Valla, con precise e circostanziate argomentazioni, dimostrò la falsità della Donazione, rilevando in particolare l’assurda citazione di Costantinopoli, incompatibile con un documento ritenuto di età costantiniana (secolo IV d.C.), quando la città portava ancora l’antico nome di Bisanzio:
«(…) come si può parlare di Costantinopoli come di una delle sedi patriarcali, quando ancora non era né patriarcale, né una sede, né una città cristiana, né si chiamava così, né era stata fondata, né la sua fondazione era stata decisa? Infatti il privilegio fu concesso tre giorni dopo che Costantino si fece cristiano, quando Bisanzio esisteva ancora, e non Costantinopoli».
Gli scritti di Lorenzo Valla, assai critici verso l’autorità ecclesiastica, suscitarono l'ira delle alte gerarchie papali: il pensatore fu pertanto obbligato a comparire davanti all'Inquisizione, che tuttavia non poté processarlo grazie alla protezione politica offerta dal re Alfonso V d’Aragona.
Scampato alle grinfie del Sant’Uffizio, il Valla dovette comunque lasciare l’Italia per rifugiarsi a Barcellona in attesa di tempi migliori. La sua situazione si fece meno critica nel 1447, con la morte del Papa Eugenio IV: il nuovo Pontefice Niccolò V si mostrò infatti più accomodante nei confronti di Lorenzo, che poté infine tornare a Roma dove ottenne addirittura la nomina a segretario apostolico. Stimato e riverito, Lorenzo Valla morì nella Città Eterna nel 1457, e fu sepolto nella basilica del Laterano.
GIORGIO VALLA
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Nato a Piacenza nel 1447, Giorgio Valla era figlio di Andrea e della nobildonna Cornelia Corvini.
Dopo la nascita del figlio i Valla tornarono a Vigoleno, dove il piccolo Giorgio visse fino ai dieci anni, ricevendo una prima formazione culturale probabilmente ad opera degli intellettuali che frequentavano la Corte feudale di Alberto III Scotti, raffinato umanista e signore del luogo; in seguito, il giovane Giorgio si trasferì a Piacenza presso il conte Antonio Scotti, presso il quale approfondì gli studi letterari in Latino. La formazione di un vero umanista del Quattrocento non poteva tuttavia trascurare la lingua greca, che veniva all’epoca insegnata a Milano, presso la Corte ducale sforzesca, dal filologo bizantino Costantino Lascaris: il giovane Valla si trasferì allora nella capitale lombarda, dove tra il 1462 ed il 1465 frequentò le lezioni del Lascaris insieme ad alcuni dei più illustri esponenti della nobiltà lombarda, tra i quali si ricordano il conte Cicco Simonetta e il marchese Gian Giacomo Trivulzio. E’ probabile che l’integrazione del Valla nel fior fiore dell’aristocrazia sforzesca fosse stato promosso e patrocinato dalla nobile famiglia Scotti, a quel tempo feudataria di Vigoleno e ben introdotta alla Corte di Milano. Nel 1465, in seguito alla partenza del Lascaris, anche Giorgio Valla decise di abbandonare Milano per trasferirsi nella prestigiosa Università di Pavia: egli aveva ormai diciotto anni, e voleva dedicarsi agli studi di dialettica, di filosofia e di medicina. Durante il soggiorno pavese ebbe comunque modo di perfezionare anche la conoscenza del Greco con le lezioni dell’umanista bizantino Andronico Callisto; si dedicò inoltre agli studi scientifici sotto la guida del medico e matematico Giovanni Marliani. Entrato in Università come studente, finì per rimanervi anche come docente: Giorgio Valla insegnò infatti a Pavia dal 1466 al 1485, avendo tra i suoi allievi anche i figli di Ludovico il Moro, duca di Milano.
Trasferitosi a Venezia, presso la Scuola di S. Marco, il Valla subì una triste disavventura che scosse la sua tranquilla vita di accademico: nel 1496 venne infatti arrestato per ordine della Serenissima, e trattenuto poi per quattro mesi di dura prigionia con l’accusa di essere una spia al soldo del re di Francia Carlo VIII. Le imputazioni vennero infine confutate, e il Valla poté tornare in libertà, restando tuttavia segnato dalla terribile esperienza. La sua vita si concluse a Venezia solo quattro anni dopo, nel 1500.